Suor Lucia racconta che un giorno: «ci vennero ad interrogare due sacerdoti, che ci raccomandarono di pregare per il Santo Padre. Giacinta domandò chi era il Santo Padre e quei buoni sacerdoti ci spiegarono chi era e come aveva molto bisogno di preghiere. Giacinta cominciò ad amare tanto il Santo Padre che, ogni volta che offriva i suoi sacrifici a Gesù, aggiungeva: è per il Santo Padre. Alla fine della Corona, si recitavano sempre tre Ave Maria per il Santo Padre e qualche volta diceva:- Come avrei piacere di vedere il Santo Padre! Viene qui tanta gente, e il Santo Padre non viene mai! Nella sua innocenza di bambina, pensava che il Santo Padre potesse fare quel viaggio come qualsiasi altra persona».
Giacinta, dunque, rimase molto impressionata da quello che raccontarono quei due sacerdoti riguardo al Santo Padre e, a partire da quel momento, anche questi trovò un posto particolare nel suo cuore. Così, come per il Crocifisso, il suo affetto verso il Santo Padre non si ridusse ad un semplice e sterile sentimento passeggero, provocato solo dalla sua sensibilità di bambina. Era la grazia di Dio che, appoggiandosi sulla tenera e pura sensibilità naturale di Giacinta, trovava in essa il terreno adatto per fare di lei un sostegno vivo, solido e perseverante in aiuto del Santo Padre nel compimento della sua difficile e importantissima missione.
TU SEI PIETRO
Tutto ciò che toccava il cuore di Giacinta lasciava in esso un segno indelebile di amore profondo e continuo. Di conseguenza, non ne dimenticava mai le esigenze, non si lasciava sfuggire nessuna occasione per esercitarlo nel modo più generoso che le fosse possibile. Se è vero che, con Francesco e Lucia, nel suo desiderio di riparare le offese contro Dio e il Cuore Immacolato di Maria e di intercedere per la conversione dei peccatori, era sempre alla ricerca di nuovi modi per offrire tanti sacrifici a Gesù, è vero anche che, come ricordava Lucia, Giacinta non tralasciava mai di offrirli anche per il Santo Padre.
Il Papa, Vicario di Cristo, ci aiuta a conoscere e amare Dio. È come un faro che proietta la luce della verità su di un mondo che, forse mai come oggi, ne soffre la mancanza, pagandola, purtroppo, a caro prezzo, a tutti i livelli. Il suo magistero, fatto di encicliche, lettere ed esortazioni apostoliche, discorsi e messaggi e altri pronunciamenti, ha lo scopo di presentare alla Chiesa e al mondo intero tutti gli aspetti della vita umana e sociale alla luce di Dio e del Vangelo. Ricorda e rende attuali i principi della fede e della morale e le loro applicazioni concrete alla vita dell'uomo, affinché l'uomo possa agire realizzando il suo bene temporale ed eterno. La natura dell'uomo è sempre la stessa ma, con gli anni, variano i contesti culturali, sociali e tecnologici per cui gli stessi principi, sempre validi, devono essere applicati a nuovi contesti. In questo senso, dobbiamo interpretare per esempio l'ultima enciclica di Benedetto XVI «Caritas in veritate» che riprende, a quarant'anni di distanza dalla «Populorum progressio» di Paolo VI, la grande questione dello sviluppo che già aveva beneficiato di altri autorevoli interventi pontifici con Giovanni Paolo II e le sue Encicliche «Sollicitudo rei socialis» e «Centesimus annus». Lo stesso potremmo dire riguardo alle scottanti questioni inerenti alla sessualità e alla trasmissione della vita umana. I principi ad esse relativi, richiamati da Paolo VI nell'«Humanae vitae», in un clima di dura ostilità e contestazione, furono ribaditi da Giovanni Paolo II soprattutto nell'«Evangelium vitae» e nella «Familiaris Consortio», dopo quasi trent'anni di altri grandi cambiamenti sociali e progressi scientifici. Il Papa fa risuonare la voce di Cristo nel mondo, lungo la storia. È il Maestro stesso che così ha voluto e determinato, quando disse a Simon Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). Pietro fu costituito da Gesù sommo pastore del suo gregge: «Pasci le mie pecorelle» (Gv 21,16). Lo ha stabilito come «il Principio e il fondamento perpetuo e visibile dell'unità di fede e di comunione» (Lumen Gentium n.18). In forza del suo primato, ogni suo successore è Pastore di tutta la Chiesa.
UNA SOFFERTA PATERNITÀ UNIVERSALE
Non sembra un caso che Gesù, prima di dire a Pietro: «Pasci le mie pecorelle» lo abbia sollecitato ad una triplice professione di amore. Non fu solo per dargli la possibilità di riparare il suo triplice rinnegamento, ma anche perché il suo Vicario deve essere animato da un amore eccezionale verso di Lui: «Mi ami più di costoro?» Grande infatti e ricolmo di carità deve essere il cuore di colui che riceve da Cristo una simile responsabilità , riguardante il destino temporale ed eterno di milioni di persone, che deve amare tutte con l'amore che un padre deve nutrire verso i suoi figli; o, più esattamente, è chiamato ad amarle con quell'amore che sgorga dal Cuore di Cristo. Questa paternità spirituale universale è fonte di gioia, ma anche di grande dolore. Quanti uomini, infatti, invece di seguire la sua voce di buon pastore, seguono quella dei mercenari di cui parla Gesù (Gv 10,12), a cui niente importa delle pecore se non sfruttarle per i propri vili interessi! Che dispiacere, constatare l'incredulità , lo scetticismo, o il disprezzo di tanti uomini, che rifiutano l'amore e la sapienza di Cristo che, anche attraverso l'incessante insegnamento del Papa, illumina loro il cammino per vivere in pace con Dio e con il prossimo in questo mondo e guadagnare la vita eterna. Che sofferenza vederli assorbire ingenuamente e senza il minimo spirito critico modi di pensare ed agire propagandati da `falsi profeti' di ogni genere, deleteri in prospettiva sia temporale che eterna! Se un figlio degenere è fonte di grande preoccupazione per un padre, quanto più grande deve essere la preoccupazione e il dolore del Pastore di tutta la Chiesa per le sue tante pecorelle smarrite, per i suoi figli che, non riconoscendosi come tali e non riconoscendo la sua voce, non si riconoscono nemmeno fratelli tra di loro, dando vita ad ogni forma di ingiustizia, di odio, di divisione. È celebre la frase di Giovanni Paolo II: «La guerra è un'avventura senza ritorno», proferita in uno dei suoi ripetuti appelli per scongiurare la prima guerra in Iraq. Questi, come quelli proclamati in occasione della seconda guerra nella stessa regione, rimasero inascoltati, rivelandosi, così, quanto mai profetici, come possiamo purtroppo constatare ancora oggi, ogni volta che la televisione ci mostra immagini provenienti da quelle zone.
ATTENTI AGLI ABILI FALSIFICATORI DELLA VERITA’
D'altronde, il Papa, non può fare a meno di dire la verità, anche se questa non sempre piace, soprattutto ai potenti di questo mondo. E per questo motivo che, coloro che hanno il potere di informare, formare e spesso condizionare l'opinione pubblica, non perdono alle volte l'occasione di mettere in cattiva luce la sua persona o il suo insegnamento. Probabilmente le industrie belliche, farmaceutiche, o certi governi e parlamenti, sarebbero disposti a coprire d'oro e di elogi il Papa se, per assurdo, un giorno si esprimesse in modo favorevole alla guerra, all'aborto, ai mezzi contraccettivi, o ad altre cose di questo genere. Non ci sarebbe da stupirsi se, in tal caso, cambiasse da un giorno all'altro anche il modo di presentarlo all'opinione pubblica, sui giornali, o in tivù.
Al Santo Padre però, che certamente 'mercenario' non è, non interessa scendere a patti con la menzogna né per amore del denaro, ne per l'approvazione del mondo, né, più semplicemente, per "quieto vivere". Sarebbe tradire e ingannare prima di tutto il Signore e la fiducia che ha posto in lui, ma anche i milioni di figli verso cui ha la responsabilità di indicare il cammino giusto per il cielo.
IL SANGUE DEI MARTIRI
La posta in gioco è così alta, che vale la pena per questo soffrire di tutto, anche il martirio se fosse necessario, come ci ricorda la terza parte del segreto di Fatima, che allude profeticamente alla persecuzione contro la Chiesa.
«Il buon pastore offre la vita per le pecore» (Gv 10, 11). Del resto, se Gesù ha detto: «Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15, 20), non c'è da meravigliarsi più di tanto dell'ostilità di alcuni verso il `Servus Servorum Dei', vale a dire verso il "servo dei servi di Dio", per usare l'espressione di Papa San Gregorio Magno a indicare la superiorità ma, allo stesso tempo, l'umiltà del Pontefice davanti a Dio.
In modo del tutto particolare, quindi, possiamo applicare anche al Santo Padre la riflessione del «Catechismo della Chiesa Cattolica» che prende spunto dal Vangelo di San Marco, dove si riferisce che Gesù, prima di morire, emise un grande grido: «Gesù, dando un forte grido, spirò». (Mc 15,37). «Tutte le angosce dell'umanità di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le implorazioni e le intercessioni della storia della salvezza confluiscono in questo grido del Verbo Incarnato. Ed ecco che il Padre le accoglie e, al di là di ogni speranza, le esaudisce risuscitando il Figlio suo. Così si compie e si consuma l'evento della preghiera nell'Economia della creazione e della salvezza». (CIC. n. 2606). Questo orizzonte universale, sofferto e travagliato, proprio della preghiera di Cristo, da cui scaturisce la salvezza del mondo, deve caratterizzare anche la preghiera di ogni cristiano, ma specialmente di Colui che ne fa le veci qui in terra, vale a dire il Papa. La preghiera e la sofferenza di ogni Papa, offerte soprattutto per gli uomini del suo tempo, si relazionano con quelle di Gesù, ne diventano come un prolungamento, affinché la Redenzione, da Lui operata una volta per tutte duemila anni fa, continui a produrre frutti di salvezza per gli uomini di ogni generazione. Conformandosi a Cristo, nella preghiera e nella sofferenza, il Papa conferisce ancor maggior forza e autorità alla sua voce e al suo magistero, risultando così più facile ai fedeli distinguere in essi la parola e l'insegnamento di Cristo stesso.
UNA TESTIMONIANZA PREZIOSA
La testimonianza di Suor Tobiana Sob, superiora delle suore polacche `Ancelle del Sacro Cuore di Gesù', che prestavano servizio nell'appartamento pontificio, ci aiuta a capire, per esempio, lo spirito di comunione e solidarietà con la preghiera e la sofferenza di Cristo che animava Giovanni Paolo II: "Molto spesso si sottoponeva a penitenze corporali. Lo sentivamo, a Castel Gandolfo avevo la camera piuttosto vicina alla sua. Si avvertiva il suono dei colpi quando si flagellava. Lo faceva quando era ancora in grado di muoversi da solo ". Questo modo di `sentire' e di pregare fu anche quello di Giacinta e, proprio perché anche la sua preghiera aveva assunto i contorni di implorazione sofferta, impreziosita dall'offerta di tante penitenze, capì molto bene, al racconto di quei due sacerdoti, non solo chi è il Santo Padre e ciò che rappresenta, ma anche la sua sofferenza e la necessità di sostenerlo nella sua missione, con tante preghiere e sacrifici offerti espressamente per lui. E da notare come le parole di questi due sacerdoti rimasero ben impresse nel cuore di Giacinta e ne marcarono profondamente la spiritualità. Da ciò si deduce quanto sia importante che i sacerdoti, per primi, amino il Santo Padre e ne illustrino sempre positivamente il suo magistero e ogni suo atteggiamento pastorale. Nel caso di Giacinta, essi si riveleranno gli strumenti della divina provvidenza per instradare la piccola veggente all'immolazione per il Santo Padre e la sua missione. Si tratta di una chiamata speciale, confermata e resa ancor più chiara dalla visione del Santo Padre che, Giacinta, ebbe in seguito.
SEGNO DI SICURA SPERANZA E CONSOLAZIONE
«Un giorno andammo a passare le ore della siesta sul pozzo dei miei genitori. Giacinta si sedette sulle lastre del pozzo; Francesco venne con me a cercare del miele selvatico, tra le spine d'un pruneto che c'era presso una scarpata vicina. Dopo qualche tempo, Giacinta mi chiama. - Non hai visto il Santo Padre? - No! - Non so com'è stato! Io ho visto il Santo Padre in una casa molto grande, inginocchiato davanti a un tavolo, con le mani sul volto, in pianto. Fuori dalla casa c'era molta gente, alcuni tiravano sassi, altri imprecavano e dicevano molte parolacce. Povero Santo Padre! Dobbiamo pregare molto per Lui!».
È vero, Giacinta è per noi esempio e stimolo anche in questo. Dobbiamo anche noi pregare molto per il Santo Padre, affidarlo alla Madonna perché, nonostante le tempeste di questo mondo, guardando a Lei, `Stella del Mattino' che «brilla innanzi al peregrinante Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione» (Lumen Gentium 68), egli conduca, con il suo ausilio, quella grande nave che è la Chiesa, di cui tutti noi facciamo parte, al porto dell'eterna salvezza. (Da: “Maria di Fatima” P. Cesare Cuomo IMC)