martedì 27 settembre 2011

Scintilla

L’uomo deve tremare, il mondo deve fremere, il Cielo intero deve essere commosso, quando sull’altare, fra le mani del sacerdote, appare il Figlio di Dio”
(San Francesco d’Assisi)

http://youtu.be/7d5aKK3PhME

Scintilla

Allontaniamo da noi le cose che turbano perchè certamente non vengono da Dio (Beata Maria degli Angeli)

Perfetta comunione

Come una giovane ragazza, ricca, promessa in sposa a un uomo, per quanti doni riceva prima dell’unione matrimoniale, siano gioielli, vestiti, vasi preziosi, non trova appagamento finché non sia giunto il tempo delle nozze e avvenga l’unione, così l’anima promessa allo sposo celeste riceve una caparra dallo Spirito, che sia il dono di far guarigioni o il dono della conoscenza o quello della rivelazione, tuttavia non trova appagamento in essi finchè non perviene alla perfetta comunione, cioè alla carità, la quale essendo salda e incrollabile rende impassibili quanti la desiderano.

Macario il Grande

Scintilla

"Chiedo di vivere morendo, perché dalla morte nasca la vita che non muore, e la morte aiuti la Vita a risuscitare i morti".
(PadrePio)

La speranza cristiana

La speranza cristiana non sorge nel momento del bisogno, della sofferenza o dello sconforto determinato da diverse motivazioni; se così fosse in nulla si distinguerebbe dal generico sentimento o dal desiderio di aggrapparsi a qualcosa come soluzione estrema al male. La speranza cristiana, al contrario, ha come compagne di viaggio che non l'abbandonano mai la fede e la carità. Essa sorge dalla fede e si nutre dell'amore. Senza questa circolarità non sarebbe possibile comprendere la specificità del sperare credente che vive di certezza e non di delusione.
La teologia paolina è estremamente chiara su questo punto; nei momenti cruciali in cui l'apostolo deve descrivere l'esistenza cristiana pone sempre insieme la triade di fede, speranza e carità. E' sufficiente il richiamo ai tre testi in cui esplicitamente ritorna questo insegnamento: Memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra fatica nella carità e della vostra pazienza nella speranza nel Signore nostro Gesù Cristo (1 Ts 1,3); Rivestiti con la corazza della fede e della carità, avendo come elmo la speranza della salvezza†(1 Ts 5,8); “Queste, dunque, le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità †(1 Cor 13,13).
Essendo certezza del compimento della promessa, la speranza cristiana “non delude†perché affonda le sue radici nell'amore (Rm 5,5); e non potrà mai essere separata dall'amore: “Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcuna altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio in Cristo Gesù nostro Signore†(Rm 8,35-39). Uno sguardo più attento a questo testo, permetterà di comprendere ulteriormente le caratteristiche della speranza cristiana che Paolo descrive nonostante non appaia esplicitamente il termine. Alcuni versetti prima, l'apostolo aveva detto che per coloro che vivono della fede e della speranza la condizione di sofferenza del presente, pur con tutte le tribolazioni e malvagità, non è paragonabile alla gloria che sarà loro concessa. Questa gloria, non è altro che la rivelazione del Figlio di Dio, la conoscenza del suo volto o, se si vuole, la rivelazione piena del mistero che rapirà in una contemplazione senza fine. Il futuro che attende coloro che oggi sperano e credono, non solo compenserà il presente ma, soprattutto, lo supererà nell'intensità della felicità. (d. Rino Fisichella)

Scintilla

Piu' si fa buio intorno a noi e piu' dobbiamo aprire il cuore alla luce che arriva dall'alto
Edith Stein

Scintilla

Sorgente di ogni verità, di ogni bene e di ogni felicità. L'Eucaristia è la forza dell'anima.
(S.Massimilano Maria Kolbe)

Scintilla

Non temere mai di poter esagerare nell'amare la Madre di Dio: mai la potrai amare a sufficienza
(Santa Teresa di Lisieux)

Scintilla

Il peccato grave è un ladro ,
che si introduce nella stanza dell'anima
e rapisce il tesoro prezioso della grazia
San Bonaventura

Scintilla

Sono una piccolissima anima
e non posso offrire a Dio che piccolissime cose
( Santa Teresa di Lisieux )

Scintilla


Abbiamo bisogno di trovare Dio,
ma non possiamo di certo trovarLo nel rumore e nell’inquietudine.
Dio è amico del silenzio.
Osservate come la Natura – gli alberi, i fiori e l’erba – cresce in silenzio.
Osservate le stelle, la luna e il sole, come si muovono in silenzio.
...
Più riceviamo in silenziosa preghiera,
più riusciamo a dare con le nostre azioni.
Madre Teresa di Calcutta

Scintilla

Ama la Sacra Scrittura e la saggezza ti amerà;
amala teneramente, ed essa ti custodirà;
onorala e riceverai le sue carezze.
Che essa sia per te come le tue collane e i tuoi orecchini
San Girolamo

Le Lacrime e il Sangue

Ci incontravamo in albergo, ma non ci conoscevamo.Fu lui a rompere il riserbo, presentandosi: "Sono l´avvocato Alberto Del Fante, di Bologna, ex 33 della massoneria, da poco convertito da Padre Pio; scrivo libri su di lui". Senza chiedergli nulla, subito, con convinzione, cominciò a ringraziare il Padre che gli aveva ridonato la fede e a manifestare la gioia di restituirgli la vita rinnovata, spendendola a favore degli altri. Poi, continuò: "Mia moglie era ammalata di tumore, moribonda, senza più alcuna speranza. Qualche amica le aveva parlato di Padre Pio, un umile frate di San Giovanni Rotondo, dal quale tanti tornavano guariti.
Ero al suo capezzale quando, con gli occhi pieni di pianto, mia moglie mi pregò di andare da Padre Pio per chiedergli la guarigione. Essa sapeva che ero massone e feroce anticlericale. Io dapprima fui duro, anzi beffardo; pensavo: non può nulla la scienza, tanto meno potrà fare qualcosa un povero frate. Poi, vedendola piangere e in quello stato penoso decisi di farla contenta dicendole: "Va bene, ci vado. E non perché ci credo, ma per giocare un terno al lotto!"
Il giorno seguente partii e a sera ero a San Giovanni Rotondo. Il mattino dopo, ascoltata la lunga Messa, mi misi in fila per le confessioni. Giunto il mio turno, non mi inginocchiai subito, rimasi in piedi davanti a Padre Pio chiedendo di parlargli un momento. Il Padre con durezza gridò: "Giovanotto, non mi fare perdere tempo! Che siete venuto a fare, a giocare un terno al lotto? Se volete confessarvi, inginocchiatevi, se no lasciatemi confessare questa povera gente che aspetta". Fulminato dalla ripetizione della mia espressione e scosso dalla strana durezza, quasi meccanicamente e senza convinzione mi inginocchiai. Ero impreparato e non riuscivo a connettere due parole, tanto meno a ricordare i peccati di cui non avevo nemmeno conoscenza. Invece, appena mi inginocchiai, il Padre cambiò voce e tatto: divenne dolce e paterno. Anzi sotto forma di domande, mi svelava via via ogni peccato della mia vita passata: e di peccati ne avevo tanti! Io ascoltavo col capo chino la domanda e sempre rispondevo : "Si". Stupito e commosso, diventavo sempre più immobile. Alla fine Padre Pio mi chiese: "Hai nessun altro peccato da dire?". "No", risposi, convinto che avendomeli detti tutti lui, che mostrava di conoscere perfettamente la mia vita, io non avessi altro da confessare. " Non ti vergogni?" cominciò con imprevedibile durezza: "quella giovane, che tu poco tempo fa hai lasciato partire per l´America, ha avuto un figlio. E quella creatura è sangue tuo. E tu, sciagurato, hai abbandonato madre e figlio". Era tutto vero. Non risposi. Scoppiai in un pianto incontenibile. Non ne potevo più. Mentre, col volto nascosto fra le mani, piangevo, curvo, sull´inginocchiatoio, il Padre dolcemente mi poggiò il braccio sulle spalle e avvicinandosi all´orecchio, mi sussurrò, singhiozzando: "Figlio mio, mi sei costato il meglio del mio sangue!".
A queste parole sentii il mio cuore spaccarsi in due, come da una dolcissima lama.
Piangevo curvo e, a tratti, alzando il volto bagnato di lacrime, gli ripetevo: "Padre perdono, perdono, perdono, perdono!". Il Padre, che aveva già il braccio sulla mia spalla, mi avvicinò di più a lui e cominciò a piangere con me. Una dolcissima pace pervase il mio spirito. D´un tratto, sentii l´assurdo dolore mutarsi in incredibile gaudio. "Padre, gli dissi, sono tuo! Fa di me quello che vuoi!". Ed egli, asciugandosi gli occhi, mi sussurrò: "Dammi una mano ad aiutare gli altri". Poi aggiunse: "salutami tua moglie!". Tornai a casa, mia moglie era guarita." (Dalla testimonianza di Pierino Galeone)

Scintilla

Riflettete ed abbiate sempre innanzi all'occhio della mente la grande umiltà della Madre di Dio e nostra, la quale, a misura che in lei crescevano i doni celesti, sempre più si sprofondava nell'umiltà.
(San Pio da Pietrelcina)

Scintilla

Se Egli è mio Padre, e conosce il presente, il passato e l'avvenire, perchè non abbandonarmi
alla Sua Volontà amorosa con tutta confidenza?
(Santa Teresa di Los Andes)

Scintilla

Benedetta Tu, o Divina Eucarestia! Tu sei la più stupenda fra le opere meravigliose dell'infinita Onnipotenza,
dell'increata Sapienza e dell'eterno Amore!
(Beata Madre Maria Candida dell'Eucarestia

                                                               
      

Scintilla

L'Anima di Maria fu così splendida che Dio, splendore eterno, se ne invaghì e La scelse per Madre.
- Sant'Ambrogio -

lunedì 26 settembre 2011

Scintilla

Uno scienziato vivente, Francis Collins, da poco nominato accademico pontificio, nel suo libro “Il Linguaggio di Dio”, descrive così il momento del suo ritorno alla fede: “In un bel mattino di autunno, mentre per la prima volta, passeggiando sulle montagne, mi spingevo all’ovest del Mississippi, la maestà e bellezza della creazione vinsero la mia resistenza. Capii che la ricerca era arrivata al termine. Il mattino seguente, al sorgere del sole, mi inginocchiai sull’erba bagnata e mi arresi a Gesù Cristo”

sabato 24 settembre 2011

Scintilla

Basta uno spillo raccolto per terra con amore per salvare un’anima.
Santa Teresa di Lisieux

Scintilla

“Fratelli, state allegri, ridete pure,
scherzate finché volete, ma non fate peccato!”.
San Filippo Neri

Scintilla

La Divina Provvidenza non è mai mancata a chi spera in lei; la Provvidenza ha mille modi da provvedere
(Beato Giuseppe Cottolengo)

Scintilla

Egli è l'Amore, e vuole che noi viviamo in sua compagnia.
(Beata Elisabetta della Trinità)

Scintilla

"Invano mi tenti! Sono tra Gesù e Maria.
Deo gratias et Mariae! Non peccherò più"
Le ultime parole di Luigi Maria Grignion da Montfort

Scintilla

Dio ci ama, ma sempre tramite qualcuno...
(Don Pino Puglisi)

LE CREATURE Di TETKA - Medjugorie il trionfo del Cuore - Suor Emmanuel

Tetka comincia il suo lavoro di pastorella a sette anni e non lo abbandona più. Appartiene a quella razza nobile e solida che la Gospa ha scelto a Medjugorje, la cui fede è senza compromessi perché Dio è Dio. Il suo cuore vibra costantemente all'unisono con la natura e con il Creatore.
Conosce ciascuna delle sue quaranta pecore per nome come pure ogni pietra, ogni cespuglio, ogni angolo della vallata di Medjugorje. Voi la trovate ancora oggi, seduta su una pietra vicino al Sivric, che fila la lana recitando il Rosario e custo­disce il suo gregge con occhio vigile. Ogni sera, quando si avvicina l'ora della Messa, si fa bella per recarsi in chiesa, percorrendo faticosamente i sentierini rossi, pieni di sassi, che serpeggiano nei campi. Niente la ferma, nè il gelo, nè la "bora", quel vento invernale ghiacciato che gela le ossa, n'è la canicola di luglio, perché il suo vero tetto è il cielo e la sua vera sicurezza è il camminare con Dio.
Mi godo la sua compagnia e il suo viso luminoso baste­rebbe da solo per farci capire perché la Gospa ha scelto que­sto villaggio. Niente teologia, niente sottigliezze di linguag­gio, nessuna conoscenza venuta dai libri, ma secoli di umile ascolto dei sussurri di Dio nel cuore. Perché per questo popolo che ha bagnato con le lacrime e il sangue le vallate dell'Erzegovina, Dio è l'unico grande amico, l'amico sicu­ro, il Dio il cui Credo ha resistito all'Islam e al comunismo.
Vicino a lei imparo a conoscere Dio meglio che nei mona­steri, perché tutto diventa semplice e limpido. Come tutti i croati della zona, parla delle cose più dolci con il tono di voce altissimo di chi arringa un'armata pronta per la batta­glia; fa parte del suo fascino. La calca dei pellegrini che ha invaso il suo territorio non ha cambiato niente delle sue abi­tudini. Veramente alcune cose da parte di questi stranieri la stupiscono, ma io suppongo che renda grazie a Dio di esse­re la più felice delle donne, custodendo le sue pecore lonta­no dal mondo che "non sa riconoscere la destra dalla sini­stra".
Abita con i suoi nipoti, Petar, Anka e Mladen, che sono miei grandi amici. Un giorno Petar mi ha detto:
"Sorella, molte pecore sono malate, moriranno e si teme che tutto il gregge sia contagiato!".
Desolata dalla notizia, ho detto due parole banali per mostrargli la mia tristezza, quando di colpo un'ispirazione folgorante ha colpito la mia povera mente. Mi sono ricorda­ta infatti di un messaggio della Gospa nel quale ci chiedeva di "trasmettere la sua benedizione speciale e materna a tutte le creature" (Messaggio del 25.12.88). Spesso mi ero posta questa domanda: "Che cosa intende per 'tutte le creature'? Include anche gli animali?"
Per questa famiglia perdere tutto il gregge era una cata­strofe e non potevo più permettermi di dilungarmi in anali­si esegetiche. Bisognava passare all'azione al più presto.
"Petar", ho detto per provocarlo, "la soluzione al tuo pro­blema te la dà ancora una volta la Gospa nel suo messaggio sulla `benedizione speciale e materna''".
"Di che benedizione parli?", disse Petar.
Ne ero sicura, ignorava tutto di questo messaggio. Sarebbe stato un peccato perdere l'occasione di prenderlo in contropiede, così gli ho detto con aria stupita:
"Come, tu un croato, nato a Medjugorje, non conosci que­sto messaggio? Dev'essere proprio una straniera a dirti quello che la vostra Gospa vi ha detto nella vostra lingua, nel vostro villaggio?".
Ho capito dal suo sorriso che avevo colpito nel segno e che non avrebbe mai più dimenticato il famoso messaggio che stavo per rivelargli.
"Maria ha detto: `(...) Oggi vi dò la mia benedizione spe­ciale e materna: portatala ad ogni creatura, perché ne rice­va la pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata'.
Quando parla, delle "creature" certamente include gli ani­mali (mi ripromisi di verificare poi con Marija). Questo significa che devi tornare al tuo gregge e pregare perché riceva la benedizione della Gospa!".
Petar era ancora più confuso.
Ne ero sicura, non ci era abituato e non si cambiano così in fretta le abitudini di un contadino dell'Erzegovina.
"Sorella, preferisco che sia tu a farlo. Tu sei una suora e funzionerà meglio con te!".
D'accordo! Gli ho promesso di tornare nel pomeriggio con i miei fratelli e sorelle. All'ora stabilita Tetka ha fatto uscire le sue bestie e i sei "stranieri" si sono messi a prega­re. Era la prima volta che avevo davanti a me, per la pre­ghiera, degli esserini di lana e non degli esseri umani, ma sentivo la gioia del Creatore in mezzo a noi e tutto questo è avvenuto con semplicità infantile. Ho spiegato a Petar che la Gospa non aveva indicato ne una formula ne gesti particola­ri per questa benedizione e che si poteva quindi pregare con il cuore, liberamente.
Bisogna riconoscere che le pecore malate sono guarite tutte molto presto e che il gregge non si è più ammalato in questi ultimi anni. Certamente Petar e Tetka hanno continuato in segreto (poiché sono molto riservati in queste cose) a tra­smettere ai loro animali la benedizione della Regina dell'Universo.

Note al messaggio --------------------------------------------------------------------------------
' In Francia ci fu un tempo in cui il Cristo aveva più posto nei cuori e in cui i contadini benedicevano sia i campi che il bestiame. Al tempo delle rogazioni si vedevano delle processioni nelle campagne con il prete in testa, seguito da contadini. che cantavano al loro Creatore e benedicevano le terre coltivate. È evi­dente che la Gospa ci invita a riprendere questa bella tradizione. È anche un modo di sbarazzare le nostre campagne dalle pratiche più o meno dubbie che le hanno sostituite, cioè il ricorso ai guaritori di ogni genere, alle persone che hanno doni e poteri. Si deve sapere infatti che molte di queste pratiche hanno origine nella stregoneria (anche se la persona in questione ha una statua di Lourdes nel salotto), e che certi "doni di guarigione" posseduti da alcuni guari­tori provengono da satana stesso lungo la catena delle generazioni. Bisogna anche sapere che satana è un distruttore e non fa regali; in realtà il suo dono non fa che spostare la malattia in un'altra parte della persona per far credere al mira­colo, ma soprattutto per alterare la salute del cuore e dell'anima. Così apparen­temente guarisce un ginocchio malato ma, stranamente, si hanno delle angosce notturne oppure un'improvvisa incapacità a sopportare un parente. L'anima a poco a poco diventa prigioniera, anche se fisicamente questa o quella parte del corpo migliora provvisoriamente. Le preghiere tradizionali della Chiesa e le sue benedizioni sono tesori a nostra disposizione per rispondere ai nostri bisogni. A Medjugorje la Madonna ci raccomanda di ricorrervi: per es. di utilizzare l'acqua benedetta o di portare degli oggetti benedetti su di noi. Ricorrere a dei mezzi pagani per proteggersi o per arrestare il male rischia di introdurre il nemico a casa propria...

“Missionarie della Carità”.

Una ragazza venne in India per unirsi alle “Missionarie della Carità”.
Da noi c'è la regola che le nuove arrivate vadano alla Casa dei morenti. Allora io dissi a quella ragazza: “Hai visto, durante la Messa, con quanto amore e rispetto il sacerdote toccava Gesù nell'ostia. Fa' così anche tu, quando sarai alla Casa dei morenti, perché nei corpi distrutti dei nostri poveri c'è proprio quello stesso Gesù”.
Andarono. Dopo tre giorni la nuova venuta ritornò e mi disse con un grande sorriso (non ho mai veduto un sorriso simile): “Madre, ho toccato il Corpo di Cristo per tre ore di seguito”.
Le chiesi: “Come?”, e lei mi rispose: “Quando siamo arrivate là, avevano appena portato un uomo che era caduto in una fogna e c'era rimasto per un bel po' di tempo. Era coperto di ferite, di sporcizia e di vermi, e io l'ho pulito. E sapevo che stavo toccando il corpo di Cristo”.
È stata una cosa bellissima!
Madre Teresa di Calcutta
Se impareremo l'arte dell'accoglienza reciproca, somiglieremo sempre più a Cristo, dato che il Suo Cuore non è altro che donazione: Cristo pensa in ogni momento agli altri.
Madre Teresa di Calcutta.

Scintilla

Preferirei commettere degli errori con gentilezza e compassione piuttosto che operare miracoli con scortesia e durezza.
.
Madre Teresa di Calcutta

Conoscete il Gesù vivo?_2

( Padre Raniero Cantalamessa)

2. Frutto dell’amore è il servizio

Uno dei detti più noti di Madre Teresa dice: “Il frutto dell’amore è il servizio e il frutto del servizio è la pace” [8] . Le due cose –amore per Gesù e servizio dei più poveri dei poveri- sono nati insiemecome in una sola colata lavicanell’anima di Madre Teresaal momento della sua seconda chiamatail 10 Settembre 1946. Diceva alle sue figlie:

“Ho sete e Lo avete fatto a me: ricordate di unire sempre le due coseil mezzo con il fine. Che nessuno separi quello che Dio ha unito…Il nostro carisma è di saziare la sete d’amore e di anime di Gesùoperando per la salvezza e la santificazione dei più poveri dei poveri” [9] .

“You – did- it - to- me : Lo – avete - fatto – a – me”: Madre Teresa scandiva queste parole sulle dita di una mano e diceva che era “il vangelo delle cinque dita”. Per Madre TeresaGesù che è presente nell’Eucaristiaè presentein modo diverso ma ugualmente reale“nello sconcertante travestimento del povero” (“in the distressing disguise of the poor”). La litania in onore di Gesù ricordata sopra continua dicendo senza alcuna cesura:

“Gesù è l’Affamato da saziare.
È l’Assetato da dissetare.
È il Nudo da vestire.
È il Senza tetto da accogliere.
È l’Ammalato da curare.
È la Persona sola da amare” [10] .

Sappiamo tutti a quali livelli si è spinto il suo servizio ai più poveri dei poveri. In un incontro una religiosa le fece osservare che lei viziava i poveri e offendeva la loro dignità dando loro tutto gratis senza chiedere ad essi nulla. Rispose: “Ci sono tante congregazioni che viziano i ricchi che non è male se ce n’è una che vizia i poveri” [11] . Il capo dei servizi sociali di Calcutta aveva capito meglio di ogni altro secondo Madre Teresa lo spirito del suo servizio ai poveri. Un giorno le disse: “Madre lei e noi facciamo lo stesso lavoro social ema c’è una differenza: noi lo facciamo per qualcosa lei lo fa per Qualcuno” [12] .

C’è stato chi ha visto in ciò un limite non un pregio dell’amore cristiano per il prossimo. Amare il prossimo “per Qualcuno”cioè per Gesù non strumentalizza il prossimonon lo riduce a mezzo in vista di un fine diverso che al limite può essere quello egoistico di guadagnare meriti per il paradiso?

Questo è vero in ogni altro caso ma non quando si tratta di Gesù perché è contrario alla dignità della persona umana essere subordinata a un’altra creatura ma non essere subordinata al creatore stesso a Dio. Nel cristianesimo c’è una ragione ancora più forte. Cristo si è identificato con il povero. Il povero e Cristo sono la stessa cosa: “L’avete fatto a me”. Amare il povero per amore di Cristo non significa amarlo “per interposta persona”ma di persona. Questo è il mistero che si è impresso nella vita di Madre Teresa e che lei ha ricordato profeticamente alla Chiesa.

L’amore per Gesù ha spinto Madre Teresa come altri santi prima di lei a fare cose che nessun altro motivo al mondo –politicoeconomicoumanitario - sarebbe stato capace di indurre a fare. Una volta qualcuno osservando quello che Madre Teresa stava facendo con un poverouscì nell’esclamazione: “Io non lo farei per tutto l’oro del mondo!”. Madre Teresa rispose: “Io neppure!”. Voleva dire: per tutto l’oro del mondo noma per Gesù sì.

Madre Teresa ha saputo dare ai poveri non solo pane vestiti e medicine ma quello di cui hanno ancora più bisogno: amore calore umano dignità. Ella ricordava con commozione l’episodio dell’uomo trovato mezzo mangiato dai vermi in una discarica che portato a casa e curato disse: “Sorella ho vissuto sulla strada come un animale ma ora morirò come un angeloamato e curato” [13]e morì poco dopo dicendo con un largo sorriso: “Sorella vado a casa da Dio”. Madre Teresa con un bambino abbandonato in braccio o china su un moribondo è credo l’icona stessa della tenerezza di Dio.

Conoscete il Gesù vivo?_1

( Padre Raniero Cantalamessa)

1. Gesù, senso della vita di Madre Teresa
Il confessore di Madre Teresa, il gesuita Padre Celeste Van Exem, ha detto di lei: “Il senso di tutta la sua vita è una persona: Gesù” [1] . Il Postulatore generale della sua causa di beatificazione, dopo avere per anni studiato la sua vita, gli scritti e le testimonianze di altri su di lei, conclude: “Se devo dire, in sintesi, perché viene elevata agli onori degli altari rispondo: per il suo amore personale a Gesù che lei ha vissuto in maniera così forte da considerarsi come la Sua sposa. La sua è stata una vita Gesù-centrica” [2].
La testimonianza più significativa a questo riguardo è la lettera che Madre Teresa scrisse a tutta la famiglia delle Missionarie della Carità da Varanasi, durante la settimana santa, il 25 Marzo 1993 [3] . “Una lettera così personale –diceva all’inizio- che ho voluto scriverla di mia propria mano”. In essa dice:
“Mi preoccupa il pensiero che alcune di voi ancora non abbiano incontrato Gesù a tu per tu, da solo a sola. Potete passare anche del tempo in cappella, ma avete mai visto con gli occhi dell’anima l’amore con cui Egli vi guarda? Conoscete davvero il Gesù vivo: non dai libri, ma stando con lui nel vostro cuore? Avete mai udito le parole d’amore che egli vi rivolge?…Non abbandonate mai questo contatto quotidiano con Gesù, non idea ma persona viva e vera” [4].
Qui si vede come Gesù non fosse per Madre Teresa un’astrazione, un insieme di dottrine, di dogmi, o il ricordo di una persona vissuta in altri tempi, ma un Gesù vivo, reale, qualcuno da guardare nel proprio cuore e da cui lasciarsi guardare.
La Madre spiega che se finora non aveva mai parlato così apertamente era stato per un senso di riserva e per imitare Maria che “conservava tutte le cose nel suo cuore”, ma che adesso sentiva il bisogno, prima di lasciarle, di dire loro qual era per lei il senso di tutta la sua opera: “Per me è chiaro: tutto nelle Missionarie della Carità esiste per saziare (la sete di) Gesù” [5] .
Alla domanda: “Chi è Gesù per me?”, ella risponde con una ispirata litania di titoli.
“Gesù
È la parola da pronunciare.
È la vita da vivere.
È l’amore da amare.
È la gioia da condividere…
È il sacrificio da offrire.
È la pace da portare.
È il pane di vita da mangiare...” [6] .
L’amore per Gesù assume spontaneamente la forma di un amore sponsale. Lei stessa racconta:
“Dal momento che parlo tanto spesso di dare con un sorriso, una volta un professore negli Stati Uniti mi domandò: ‘Ma lei è sposata ?’. Gli risposi: ‘Sicuro che lo sono e a volte mi riesce difficile sorridere al mio sposo Gesù perché quando vuole sa essere molto esigente” [7] .
La maggioranza degli alberi di alto fusto ha una radice madre che scende perpendicolarmente nel terreno ed è come la prosecuzione, sotto terra, del tronco. In italiano si chiama il fittone. È essa che da a certi alberi, come la quercia, quella irremovibilità per cui neppure i venti più impetuosi riescono a sradicarli. Anche l’uomo ha questo fittone. Nell’uomo che vive secondo la carne esso è il proprio “io”, l’amore disordinato di sé, l’egoismo; nell’uomo spirituale è Cristo. Tutto il cammino verso la santità consiste nel cambiare nome e natura a quella radice, fino a poter dire con l’Apostolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Grazie anche alla lunga purificazione della sua notte oscura, Madre Teresa ha portato a compimento questo processo, nel quale tutti noi siamo impegnati.

L'amore di Dio effuso nei cuori

La ripugnanza di tanti esegeti e teologi ad accettare il carattere "espiatorio" della morte di Cristo, anzi ad accettare la stessa morte di Gesù come voluta dal Padre e accettata liberamente e da sempre dal Figlio[7] (il Santo Padre parla a lungo di ciò nel suo nuovo libro su Gesù) dipende, io credo, dal fatto che si parte da ogni "precomprensione" (Vorverständnis) possibile e immaginabile, eccetto quell'unica che la Scrittura ci offre, e cioè che Dio è amore e tutto quello che fa –incluso accettare la morte del Figlio – è amore.
"Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi" (Rom 8, 32): come nella storia del sacrificio di Isacco da cui è tratta (Gen 22, 16), questa frase non vuol dire: "Dio non ha risparmiato dalla sua giustizia neppure il Figlio"; vuol dire: "Dio non si è risparmiato il proprio Figlio, ma ha fatto il grande sacrificio di darlo per tutti noi". Se questo non è amore…
La storia dell'amore di Dio non termina, però, con la Pasqua; si prolunga nella Pentecoste che rende presente e operante "l'amore di Dio in Cristo Gesù" fino alla fine del mondo. "Rimanete nel mio amore" (Gv 15, 9), aveva detto Gesù e Giovanni aggiunge: "Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito" (1 Gv 4, 13). Non siamo costretti a vivere solo del ricordo dell'amore di Dio, come di una cosa passata. "L'amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato donato" (Rom 5,5).
Cos'è questo amore che è stato riversato nel nostro cuore nel battesimo? È un sentimento di Dio per noi? Una sua benevola disposizione a nostro riguardo? Un'inclinazione? Qualcosa, cioè, di intenzionale? È molto di più; è qualcosa di reale. È, alla lettera, l'amore di Dio, cioè l'amore che circola nella Trinità tra Padre e Figlio e che nell'incarnazione ha assunto una forma umana e ora viene partecipato a noi sotto forma di "inabitazione". "Il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14, 23).
Noi diventiamo "partecipi della natura divina" (2 Pt 1, 4), cioè partecipi dell'amore divino. Veniamo a trovarci per grazia, spiega san Giovanni della Croce, dentro il vortice d'amore che passa da sempre, nella Trinità, tra il Padre e il Figlio[8]; meglio ancora: tra il vortice di amore che passa ora, in cielo, tra il Padre e il suo Figlio suo Gesù Cristo, risorto da morte, di cui noi siamo le membra.
Padre R. Cantalamessa

Scintilla

Dio non ci ama perchè siamo buoni e belli
ma ci rende buoni e belli perchè ci ama
San Bernardo

 

Scintilla

Ciò che è costruito sulla sabbia non dura a lungo. Anche la nostra vita va in fumo se non ha come fondamento Dio e la sua Parola. (Padre Livio)

Lo Zoppo Di Poca Fede

Il cancelliere della pretura di San Giovanni Rotondo, Pasquale Di Chiara, era un uomo giovane, sui trentacinque. Si sosteneva con due bastoni, era zoppo da sette mesi. Rimasto a letto per tre mesi dopo una rovinosa caduta si era rotto la gamba destra. La gamba però si era aggiustata male, non sosteneva più il peso del corpo, e per questo non era più riuscito a camminare. Dopo essersi rivolto a numerosi medici era arrivato infine al Dottor Bucci, uno specialista di Foggia dal quale aveva saputo che solo un intervento chirurgico, del quale non poteva essere assicurata la buona riuscita, era la sua unica possibilità. Quando si avvicinò a Padre Pio per baciargli la mano, si mosse con grande fatica. Padre Pio gli fece un gesto con la mano come di benevola minaccia, e Di Chiara gli sorrise. Dopo avergli baciato la mano, tornò in fondo al gruppo per appoggiarsi al muro: in quella posizione si reggeva meglio in piedi.
E´ venuto a chiedere il miracolo anche lei? - gli domandò Renato Trevisani, giornalista del "Mattino" di Napoli, che aveva seguito la scena.
Di Chiara sorrise. Magari i miracoli si potessero ordinare come quando si va dal droghiere - rispose. - Ma voi siete fortunati, ce l´avete in casa l´operatore di miracoli, dovreste approfittarne. -Vengono decine di malati, e solo qualche fortunato riceve la grazia. -Lei conosce bene Padre Pio ?-Abbastanza.                             -Che giudizio ne da?
-Ottimo.
-Gli ha parlato?-Diverse volte. Sono venuto qui per la prima volta come uno dei tanti  bisognosi.
-A chiedere la guarigione?-No, non per me, non m´importa della mia guarigione. Ho una bambina di tre anni, Italia, che è stata colpita da paralisi infantile. Io e mia moglie siamo disperati e siamo venuti a chiedere al Padre che preghi per la nostra bambina.
-E' guarita?-Magari! Lui ci ha detto di gettare via l´apparecchio ortopedico applicato alle sue gambine, ma mia moglie, un po´ diffidente, un po´ preoccupata, non ha voluto seguire quel consiglio. " se deve avvenire il miracolo, avverrà anche se la bimba ha l´apparecchio ortopedico " diceva. Il giorno dopo è tornata da Padre Pio a dirgli  che il miracolo non si era verificato, e il Padre le ha risposto: " E´ colpa vostra ". Lei c´è rimasta molto male. Non siamo stati fortunati. Forse non abbiamo avuto la fede giusta.Il cancelliere parlava con serenità e distacco, ma nella sua voce c´era tanta tristezza. Trevisani lo notò e cercò di sviare il discorso.
-Che significa quel gesto che Padre Pio le ha fatto con la mano ? - domandò.
-Avrà voluto rimproverarmi ancora per non aver prestato fede ai suoi consigli.
-Si arrabbia se non viene obbedito?-No, non si arrabbia, è una cara persona. Forse gli dispiace che mia figlia non abbia ricevuto la grazia da Dio.Alcuni ospiti avevano chiesto di poter parlare con Padre Pio in privato. Lui entrò in una stanzetta, e uno ad uno andavano a confidargli i loro problemi. Trevisani rimase accanto al cancelliere che, a causa della sua infermità, non poteva muoversi.
Continuarono a chiacchierare. Il giornalista ne approfittò per avere chiarimenti sulle chiacchiere che circolavano in paese.Perché il clero di San Giovanni Rotondo si è schierato contro Padre Pio e sparla dei religiosi di questo convento? - domandò.Di Chiara era una persona prudente e saggia. Sorrise, riflettè.
Non mi pare che le cose stiano proprio così - commentò. In ogni caso io ho raccolto proprio dal clero i giudizi più pesanti e risentiti - insistette Trevisani.Il cancelliere, però, era una roccia inespugnabile. Il giornalista continuò a punzecchiarlo con domande provocatorie senza cavare dalla sua bocca una sola risposta polemica. Finalmente  Padre Pio uscì dalla stanzetta. Aveva parlato con tutti e ora li stava salutando perché la visita era finita. Sorrideva cordiale. Guardò di nuovo verso Di Chiara, che riprese i bastoni per andare anche lui a salutarlo, e pronunciò una frase , ma il vocio rumoroso dei presenti impedì che le sue parole raggiungessero l´interessato.Che cosa ha detto? - domandò Di Chiara." Getta il bastone ". - Ha detto di gettare via i bastoni.
Come faccio ? Cadrei per terra - borbottò confuso Di Chiara, che era diventato rosso sentendosi al centro dell´attenzione.Era calato un gran silenzio. Tutti lo fissavano.Padre Pio gli si avvicinò."E deciditi. Getta via quei bastoni!!!" Gli disse con un tono perentorio quando gli fu di fronte, rendendo ancora più grande la confusione del povero cancelliere.Lo sguardo di Di Chiara era implorante. Lasciò cadere i bastoni e si sentì mancare. Tentò di aggrapparsi al muro e Trevisani lo sorresse prima che cadesse a terra.Padre Pio gli sorrideva. Aveva il viso luminoso e pieno di una forza potente. Nell´aria c´era una tensione fortissima. Tutti guardavano il Padre, che mise una mano sulla spalla del cancelliere. "Uomo di poca fede" - gli disse con forza, ma con tanta dolcezza nella voce. - "Vattene e cammina." - E gli diede una spinta.Di Chiara si staccò dal muro a cui era appoggiato. Il giornalista lo lasciò libero, e il cancelliere cominciò a muoversi.Cammino, sto in piedi.... - mormorò come trasognato. Tutti lo guardavano. - Cammino.... Cammino ! - ripeteva Di Chiara accelerando il passo. La gente era commossa, molti piangevano. - Padre, Padre Pio ! Gridò Di Chiara verso il frate che se ne era già andato e stava entrando nella chiesetta. - Padre! Padre! - ma il religioso entrò nella chiesetta senza girarsi, e la gente allora cominciò ad applaudire.
Di Chiara si inginocchiò per terra, nascose il viso tra le mani e scoppiò in un pianto irrefrenabile.Costretto dalla prepotenza d´Amore del frate era riuscito ad avere un piccolissimo granellino di fede in Dio.

Una guida angelica

Un avvocato di Fano stava tornando a casa da Bologna. Era al volante della sua 1100 nella quale si trovavano anche sua moglie e i suoi due figli. Ad un certo punto, sentendosi stanco, avrebbe voluto chiedere di essere sostituito alla guida, ma il figlio maggiore, Guido, stava dormendo. Dopo qualche chilometro, nei pressi di San Lazzaro, si addormentò anche lui. Quando si svegliò si accorse di trovarsi ad un paio di chilometri da Imola. Fuori da sé dallo spavento urlò: "chi ha guidato la macchina? È successo niente?"... - No - gli risposero in coro. Il figlio maggiore, che era al suo fianco si svegliò e disse di aver dormito saporitamente. La moglie e il figlio minore, increduli e meravigliati, dissero di aver constatato un modo di guidare diverso dal solito: a volte l'auto era per finire contro altri veicoli ma all'ultimo momento, li evitava con delle manovre perfette. Anche la maniera di prendere le curve era diversa. "Soprattutto" diceva la moglie "ci ha colpito il fatto che tu sei rimasto immobile per molto tempo e non hai più risposto alle nostre domande..."; "Io - la interruppe il marito - non potevo rispondere perché dormivo. Io ho dormito per quindici chilometri. Non ho veduto e non ho sentito niente perché dormivo.... Ma chi ha guidato l'auto? Chi ha impedito la catastrofe?... Dopo un paio di mesi l'avvocato si recò a San Giovanni Rotondo. Padre Pio, appena lo vide, mettendogli una mano sulla spalla, gli disse: "Tu dormivi e l'Angelo Custode ti guidava la macchina". Il mistero fu svelato.

venerdì 23 settembre 2011

Messaggio Medjugorje


Cari figli! [ ......]
Venite a Messa, perchè questo è un tempo che vi è stato dato in dono.
Cari figli, sono in molti a venire regolarmente a Messa,
anche se fa cattivo tempo, perchè mi vogliono bene e desiderano
manifestare in modo speciale il loro amore.
...
Vi chiedo di dimostrare il vostro amore col venire a Messa:
Il Signore vi ricompenserà largamente.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata!
( 21.11.85)

Facciamo silenzio ed ascoltiamo


Io non mi allontano mai da voi; e l'anima vostra deve essere così scortese da
allontanarsi da Me? Entro , pieno di grazie, in un cuore, e mentre mi dispongo
a versarle a profusione, esso si chiude in se stesso e mi costringe ad uscire.

Come vado allora alla ricerca di cuori fedeli che sappiano comprendere e riparare!
...
Non vuoi essere nel numero di queste anime delicatissime?...Oh, potessi avere nel
tuo cuore un rifugio, un luogo di riposo e di ristoro, nel diluvio di iniquità che allaga il mondo!

Ho sempre bisogno di cuori fedeli, e in tutti i tempi me ne sono preocurati.
Se accetti di essere di questo numero consacrati proprio all'Amore Infinito con
dono irrevocabile.
Non è faticoso questa dedizione: è un'onda pura di sorgente che si riversa
placidamente nel mare del Divino Amore...

Quando un'anima si dà tutta a Me, è nella natura della mia bontà infinita
di accettarla, anzi assorbirla in Me, qualunque sia la sua piccolezza e indegnità.

Gesù

Scintilla

Il verbo amare è uno dei più difficili da coniugare: il suo passato non è semplice, il presente non è indicativo e il suo futuro non è che un condizionale.  - Jean Cocteau. 

IL CALCIO

"Io ero un grande bestemmiatore - narra un toscano che di professione faceva il mediatore - e venuto da Padre Pio per confessarmi, quello fu il primo peccato che dissi.

S´infuriò e me ne disse di tutti i colori, dandomi anche del ciuco. Notando poi che ero sinceramente pentito, con più dolcezza mi ripetè che ero un ciuco e che se bestemmiavo un´altra volta mi avrebbe dato un calcio nel sedere. Infine ebbe il coraggio di darmi l´assoluzione, fissandomi poi come per dire : fila dritto! Un giorno di mercato mi trovavo in piazza a Firenze e mentre stringevo un contratto, preso dall´affare, mi scappò una bestemmia alla Madonna. Immediatamente mi sentii un calcio nel sedere tanto potente da sollevarmi da terra. Feci un urlo sull´istante per aggredire il provocatore; ma, non vedendo nessuno, mi rigirai e notai che tutti mi guardavano sorpresi, come se fossi impazzito. Allora mi venne in mente l´ammonimento del Padre e senza alcun pudore, mi misi a piangere come un bambino per il pentimento e la commozione." (Probo Vaccarini - " Anch´io .... Pendolare del Padre")

Il Frate che dirottava gli aerei

Diversi piloti dell´aviazione anglo americana di varie nazionalità (inglesi, americani, polacchi, palestinesi) e di diverse religioni (cattolici, ortodossi, musulmani, protestanti, ebrei), che durante la seconda guerra mondiale, dopo l´8 Settembre del ´43, si trovavano nella zona di Bari per compiere missioni in territorio italiano, furono testimoni di un fatto clamoroso.
Ogni volta che, nel compiere le loro missioni militari, si avvicinavano a zone del Gargano nei pressi di San Giovanni Rotondo, vedevano nel cielo un frate gigantesco che protendendo le mani ferite, proibiva loro di sganciare le bombe. Foggia e quasi tutti i centri della Puglia subirono ripetuti bombardamenti; su San Giovanni Rotondo non cadde neppure una bomba. Di questo episodio, che è poco definire inaudito, fu testimone diretto il generale dell´aeronautica italiana Bernardo Rosini che, allora, faceva parte del "Comando unità aerea" operante a Bari a fianco delle forze aeree alleate. "Ogni volta che i piloti tornavano dalle loro missioni" mi raccontò il generale Rosini "parlavano di questo frate che appariva in cielo e dirottava i loro velivoli facendoli tornare indietro." "Tutti ridevano increduli ascoltando quei racconti. Ma poichè l´episodio si ripeteva, e con piloti sempre diversi, il generale comandante decise di intervenire di persona." "Prese il comando di una squadriglia di bombardieri per andare a distruggere un deposito di materiale bellico tedesco che era stato segnalato proprio a San Giovanni Rotondo. Fino a quel momento nessuno era mai riuscito a dirigersi in quella direzione per la presenza nel cielo di quel misterioso fantasma che dirottava gli aerei." "Dopo quello che stava succedendo da qualche tempo, a terra c´era molta tensione. Eravamo tutti curiosi di conoscere il risultato di quella operazione. Quando la squadriglia rientrò andammo a chiedere informazioni." "Il generale americano era sconvolto. Raccontò che, appena giunti nei pressi del bersaglio lui e i suoi piloti avevano visto ergersi nel cielo la figura di un frate con le mani alzate. Le bombe si erano sganciate da sole, cadendo nei boschi, e gli aerei avevano fatto un´inversione di rotta, senza alcun intervento da parte dei piloti." "Quella sera l´episodio era stato al centro di discorsi e discussioni. Tutti si chiedevano chi fosse quel fantasma cui gli aerei avevano misteriosamente obbedito. "Qualcuno disse al generale comandante che a San Giovanni Rotondo viveva un frate con le stigmate, da tutti considerato un santo e che forse poteva essere proprio lui il dirottatore. Il generale era incredulo ma disse che, appena gli fosse stato possibile, voleva andare a controllare." "Dopo la guerra, il generale, accompagnato da alcuni piloti si recò nel convento dei cappuccini."
"Appena varcata la soglia della sacrestia, si trovò di fronte a vari frati, fra i quali riconobbe immediatamente quello che aveva fermato i suoi aerei. Padre Pio gli si fece incontro e, mettendogli una mano sulla spalla, gli disse: "Dunque sei tu, quello che voleva farci fuori tutti". "Folgorato da quello sguardo e dalle parole del frate, il generale si inginocchiò davanti a lui. Padre Pio aveva parlato, come al solito, in dialetto beneventano, e il generale in inglese ma i due si compresero perfettamente tanto che il generale era convinto che Padre Pio avesse parlato in inglese. Il generale, che era protestante, si convertì al cattolicesimo"

(il Generale Bernardo Rosini a Renzo Allegri)

La chiesa era piena di gente

La chiesa era piena di gente, ed io tra la folla pensavo che non mi avrebbe neanche notata. Lo guardavo attentamente per vedere cosa avesse di diverso dagli altri. E avvenne una cosa singolare. Lui fissò gli occhi proprio su di me, mi fissò con uno sguardo che mi diceva un´infinità di cose e mi accusava di aver pensato e detto cose molto gravi su di lui.
Mi sentii un verme. Mi vergognavo tanto tanto da non poter sostenere il suo sguardo. Mi volsi e abbassai la testa. Avrei voluto fuggire per sottrarmi a quello sguardo. Non so quanto tempo rimasi a testa bassa, così vergognosa. Poi, pian piano alzai gli occhi per vedere se mi fissava ancora.
Vidi che sorrideva. Allora subentrò in me una grande gioia, mi sentii come sollevata dal fango in cui ero. Da quel momento capii chi era Padre Pio.

SE MI APRI LA PORTA...

Se le creature mi conoscessero come sono, mi amerebbe­ro davvero di vero cuore e con tutta l'anima loro. È l'igno­ranza che tiene indietro l'amore. Amami, credi al mio amore per te e per tutte le creature uscite dalle mani onnipotenti del vostro Dio. lo sono felice in Cielo: eppure mi fate compassione, mi occupo di voi e vi amo tanto. Se sapeste come sto sempre, con l'orecchio della mia mi­sericordiosa bontà, proteso per accorrere subito, appena mi desiderate! Appena cercate, volo a soddisfare ogni vostro pos­sibile desiderio. Ma ben pochi mi trattano confidenzialmente. Sono molto rare le anime che confidano in Me con quella pienezza di fe­de, che sforza l'onnipotente mia Volontà. Dov'è quella fede che, in tutte le vicende della vita, sa prendere saggiamente e santamente in bene quanto succede? Per molte anime lo non sono più l'unico e vero Signore, che conosce e ha cura di ogni cosa creata. Sarei un essere passivo, che tutto vede e tutto tollera (secondo loro) con in­differenza glaciale. Che torto mi fate pensando così! Che oltraggio al mio Di­vin Cuore, tutto premura e attenzione anche per il minimo di voi!

La morte: fa paura davvero?

Padre Pio non solo vedeva chiaramente dove stavano i defunti, ma di tanti viventi sapeva la durata della vita, il giorno della morte, il tempo dell´eventuale sosta in Purgatorio e dell´entrata gloriosa in Paradiso. Una mattina, celebrata la S. Messa e terminato il ringraziamento, che faceva seduto in sacrestia, il Padre si alzò in piedi. Guardò attorno e poi chiamò un uomo: "Vieni sopra con me !"
Fatto strano. Tutti mossi dalla curiosità e dalla santa invidia, guardammo meravigliati quell´uomo fortunato che, contento, seguiva il Padre. Dopo una buona mezzora, lo vidi scendere lento, pallido e mesto. Mi avvicinai: "Come va?" gli chiesi. Stentava a parlare.
Finalmente riuscì ad aprir bocca e mi disse: "E´ la prima volta che vengo a S. Giovanni Rotondo. Non ho mai visto Padre Pio. Appena in corridoio, mi ha invitato a entrare in cella. Poi mi ha domandato: "Come stai? ". "Bene", ho risposto.
Quindi, con voce commossa, ha continuato: "Amico mio, fra una settimana lascerai questo mondo. Non temere! Preparati con umiltà. Ti starò continuamente vicino, e io stesso ti accompagnerò in Cielo".
Io rimasi turbato. Non riuscivo a dirgli una parola. Lo guardavo con grande affetto. Poi me lo presi sottobraccio e, con tremore cominciai a dirgli qualcosa. Quel pover´uomo comunicò il fatto anche agli amici con i quali era venuto a San Giovanni Rotondo. A uno a uno ammutolivano tutti, mettendosi in disparte. Dopo qualche tempo rividi gli amici di ritorno a S. Giovanni Rotondo.
Chiesi subito notizie e mi dissero: "Dopo un paio di giorni, quell´uomo improvvisamente si è ammalato e, giusto dopo una settimana, come gli aveva predetto il Padre, è morto. Se si è avverata la morte, certamente si sarà avverato che è in Paradiso. Beato lui!" Anch´io risposi: "Beato lui".
La gente venne a conoscenza del fatto e tutti avevano paura di essere chiamati dal Padre dopo la Messa.
(Don Pierino Galeone)

Benedetto XVI - Udienza generale 17 agosto 2011

Nel nostro tempo siamo assorbiti da tante attività e impegni, preoccupazioni, problemi; spesso si tende a riempire tutti gli spazi della giornata, senza avere un momento per fermarsi a riflettere e a nutrire la vita spirituale, il contatto con Dio. Maria ci insegna quanto sia necessario trovare nelle nostre giornate, con tutte le attività, momenti per raccoglierci in silenzio e meditare su quanto il Signore ci vuol insegnare, su come è presente e agisce nel mondo e nella nostra vita: essere capaci di fermarci un momento e di meditare.

L´Angelo Custode: testimonianza su Padre Pio

Un giorno, due sposi insegnanti, tornando da scuola, trovarono il loro bambino febbricitante. Provarono dei farmaci casalinghi, ma non servirono a nulla. A mezzanotte il marito disse a sua moglie: "Bisogna pure andare a letto, se domani dobbiamo andare a scuola. Tu dormi qui con il bambino ed io dormirò nell´altra camera". Poco prima di andare a letto ricordò di aver letto, in un libro di Padre Pio, che gli si potevano mandare gli angeli; e così fece: era l´una meno cinque. Si svegliò alle tre e pensò subito di andare a vedere come stava suo figlio. Lo trovò sano a letto. Felice, svegliò sua moglie, e le disse: "il bambino sta bene" Lei rispose: "Me lo spiego, perché prima di andare a letto ho mandato l´angelo custode da Padre Pio". E risultò che l´avevano fatto tutti e due.
Dopo alcune settimane, questo signore andò da Padre Pio per ringraziarlo personalmente. Quando entrò in sacrestia, Padre Pio era circondato da molti uomini, ma, vedendolo arrivare, gli disse con umorismo: "Con voi non si può nemmeno riposare di notte" L´insegnante imbarazzato chiese scusa, ma Padre Pio rispose bonariamente: "Perché ti scusi? Io sono sempre felice quando arrivano gli angeli, anche se arrivano di notte". Questo signore ringraziò il Padre, ma la risposta fu: "Va davanti al Tabernacolo e dalla Madonna".Un po´ impacciato e timido, poiché tutti lo guardavano disse: "Padre Pio, potrei chiederle quale angelo arrivò prima da lei: quello di mia moglie o il mio?". Sorridendo Padre Pio rispose: "Il tuo angelo custode arrivò all´una meno cinque, e quello di tua moglie un po´ dopo".Dal Sorriso di Padre Pio

Scintilla

Il tempo che impieghi nella preghiera, Dio te lo restituira' con altrettante benedizioni nelle tue opere. La preghiera ti fa gustare il cielo, dilata il tuo cuore e lo rende capace di amare Dio. Il più bel compito dell'uomo è quello di pregare e amare. Quando preghi parli con Dio. La preghiera è divina perchè anche il Signore ha pregato.

La preghiera è vita con Dio nell'amore

Una delle più belle definizioni della preghiera suona così: "La preghiera è vita con Dio nell'amore!" A noi cristiani ogni tanto rimproverano che le nostre invocazioni sono troppo rumorose, veloci, e che non dedichiamo loro il tempo necessario. Questo può anche essere vero.
Gesù ha severamente criticato la preghiera formale, quella delle labbra, incapace di cambiare la vita. Ha criticato anche la preghiera di richiesta, in quanto è solo la ricerca di ciò di cui abbiamo bisogno. Gesù ha paragonato questa preghiera con quella pagana, che non viene esaudita.
Infatti la nostra preghiera può essere veramen­te atea, cioè senza Dio. Questo succede quando nella preghiera cerchiamo quello che ci serve, ma non cerchiamo Dio e la Sua volontà. Gesù, infatti, premette che il Padre sa tutto quello di cui abbia­mo bisogno, che ci ama ed è pronto a donarci tutto; ci invita a cercare prima di tutto il Regno di Dio e la Sua giustizia e tutto il resto ci sarà dato in abbondanza.
Ciò non vuol dire che non possiamo pregare Gesù per le nostre necessità, dire a Lui quello che ci opprime, cercare il Suo aiuto nelle difficoltà. Anzi, Egli stesso ci esorta:
"Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bus­sate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto!" (Mt 7,7-s).
Però se la nostra preghiera rimane ferma sulle richieste, allora essa è atea, perché non cerca Dio, ma solo i Suoi doni. Dio non vuole stare con noi solo quando abbiamo bisogno di Lui, ma vuole rimanere con noi sempre.
Molti cristiani vivono la crisi della preghiera. Sono convinti di non saper pregare e di non avere tempo per la preghiera. Ma la verità è un'altra. Essi cercano prima di risolvere in un altro modo i propri problemi, e se non ci riescono, allora pro­vano con Dio. Come se Dio fosse un "pronto soc­corsoi"
Mentre se non hanno alcun bisogno, allora non hanno bisogno neanche di Dio e non Lo cercano. Perciò si può dire che il vero problema della preghiera è il nostro rapporto con Dio, cioè la no­stra Fede.
Esistono diverse forme e modi di pregare. Da noi è più espressiva la preghiera orale, con molte paro­le, testi e canti. Questo è bene, ma non soddisfa più il cuore dell'uomo d'oggi. Il cuore si riempie quoti­dianamente di informazioni varie, di immagini: ha bisogno della tranquillità e della pace per incon­trarsi con Dio. Perciò il senso di tutte le parole, dei canti, delle invocazioni sta nel fatto che l'ani­ma ed il cuore entrino in un nuovo ritmo, quello divino, per poter rimanere con Dio, nella pace.

La preghiera più adatta a questo scopo, è cer­tamente quella di Adorazione. Mentre ogni nostra preghiera, come abbiamo detto, può diventare atea, perché in essa invece di cercare Dio cerchia­mo i Suoi doni, l'Adorazione è qualcosa di partico­lare. Se dedico del tempo a Gesù adorandoLo nel Santissimo Sacramento dell'Altare, allora io cerco Lui presente nel Sacramento, che è Emmanuele - Dio con noi. Non Lo cerco per i Suoi doni.
Se Lo adoro, vuol dire che cerco soprattutto Lui, Lo benedico e Lo ringrazio, Lo lodo e Lo esalto, perché Egli è il Signore. La fede e l'amore sono la condizione dell'Adorazione. Noi non riusciamo a trattenerci a lungo con la persona della quale non ci fidiamo, o non amiamo.
Questo vale anche per i nostri rapporti con Dio. La fiducia e l'amore crescono dimorando gli uni con gli altri. E quanto più cresce l'amore verso qualcuno, tanto meno abbiamo bisogno delle pa­role per capirci, e rimane sempre più spazio per il silenzio, che penetra nelle profondità del nostro cuore e della nostra anima e raggiunge la tranquil­lità "in Dio" e non nelle "cose" che Egli ha dato.
In questo tempo senza-Dio, caratterizzato dal materialismo e da varie idolatrie, che nella corsa frenetica distolgono il cuore umano dalla presenza divina, accade che molti cristiani si sentano vuoti dentro, soli, nella paura e nell'angoscia, senza la luce e senza una via d'uscita, nell'amarezza e nel­la sofferenza, senza vita interiore e senza un rap­porto con Dio. In questo vuoto assoluto, l'Adora­zione è di prima necessità. Riconoscere Dio nel proprio cuore, riservargli il primo posto, ascoltar­Lo, dimorare in Lui, riposare in Lui, creare lo spa­zio per Lui, collaborare con Lui servendosi dei Suoi doni, stare in ascolto e riconoscersi in Lui: questa è la necessità assoluta del cristiano d'oggi. Riconoscere Dio nelle Sue creature, accoglierlo con amore e collaborare con Lui, lo può solo chi sa adorarlo.
Con l'Adorazione cresce e si approfondisce sempre di più il rapporto con Dio Creatore e con sé stesso, come essere creato e donato, ma an­che verso gli altri uomini e verso tutto il creato. Il fatto terribile che avvengono tanti conflitti parla da sé: l'uomo d'oggi si trova sulla via dell'autodistruzione. E tutto questo, perché si è al­lontanato da Dio, cioè dalla vita e dalla luce, dal­la verità e dall'amore.
Il cuore umano non può rimanere tranquillo. Perciò aumenta la violenza e la distruzione.
Al mondo può capitare quello che succede al bambino che non ha sperimentato l'amore materno e paterno: ed allora lo cerca in tutti i modi, senza saper scegliere i mezzi, ma, anzi, distruggendo sé stesso e gli altri attorno a sé.
P. Slavko Barbaric

Tratto da “Adorate col cuore mio figlio”
di P. Slavko Barbaric OFM