martedì 31 gennaio 2012

scintilla

LUI e io

« Anche la vostra paura di Me mi ferisce. Mi occorre il vostro gesto di confidenza e di abbandono totale... ».

scintilla


Se vuoi cercare la felicità, non c'è bisogno di girare tutto il mondo; fermati, entra dentro te stesso; lì c'è Gesù che ti vuol donare una gioia senza fine

scintilla

Gesù non è venuto ad accrescere le croci umane, ma piuttosto a dare ad esse un senso
Raniero Cantalamessa

sabato 28 gennaio 2012

Commento al Messaggio del 25 gennaio 2012

Carissimi amici, Marija Lunetti, nel comunicare il messaggio di questo mese a Radio Maria, ricordava che la Madonna disse nel 1987 che  i messaggi del 25 sono per tutti quelli che vogliono camminare sulla strada della santità. E’ necessario, allora, accostare anche questo messaggio sapendo che il suo scopo ultimo non è quello di essere letto, ma quello di farci fare un passo in avanti sul cammino, guidati per mano da Maria. Cerchiamo, quindi, di cogliere da esso alcuni spunti concreti per il nostro cammino di questo mese.
Il messaggio di questo mese  inizia con la frase: "Cari figli, con gioia anche oggi vi invito: aprite i vostri cuori ed ascoltate la mia chiamata”. La Madonna ci viene incontro fin da subito sottolineando la gioia che prova a rivolgersi a noi, in altri messaggi ci aveva detto di non essere stanca, qui ci dice che la sua disposizione intima con cui si rapporta con noi è quella della gioia. Quanto è importante questo! Tante volte noi ci soffermiamo sul fatto che non siamo capaci, non siamo bravi, non siamo obbedienti e degni, ed è vero. Ma spesso ci dimentichiamo che, essendo suoi figli, siamo sempre e comunque motivo di gioia per Lei! Lei ci guarda con gli occhi di chi ama davvero e per questo coglie in noi, in ogni situazione, le potenzialità ed il bene che Dio ha seminato in ciascuno di noi, quello stesso bene per cui , creando l’uomo, Dio vide che “era cosa molto buona”! Ecco, allora un primo motivo di riflessione: Maria si rapporta a me con gioia … e io come mi rapporto a me stesso? Mi accuso più del necessario, tanto da non vedere più cosa c’è di buono in me e di perdere la speranza che anche io posso finalmente cambiare e fare ciò che Lei mi dice?
In questa luce acquista tutto il suo ricco significato anche l’espressione “anche oggi”. La gioia che Maria prova nel rivolgermi la sua chiamata, infatti, non è frutto di una sua infatuazione passeggera per me, ma è continua, perseverante rinnovata ogni singolo giorno, nonostante tutte le cadute e le debolezze che Lei vede essere ben presenti in me. Se questa gioia è così perseverante, possiamo essere sicuri che è vera, salda: su questa sua gioia possiamo appoggiarci nei momenti di stanchezza del nostro cammino, si: proprio in quelli che incontreremo …. anche oggi! Secondo spunto concreto: nella nostra preghiera di questo mese cerchiamo di riposare e prendere forza dalla gioia che Maria ha nell’intrattenersi con noi, in ogni “oggi”: in quelli in cui possiamo offrirle qualche piccola vittoria, come in quelli in cui possiamo darle solo la nostra debolezza.  
La Regina della pace ci rivolge poi il suo invito ad aprire i nostri cuori e ad ascoltare la sua chiamata. Come ho cercato di far notare nella mia traduzione della prima frase del messaggio, i verbi che Maria utilizza in croato sono due imperativi. Perché è importante notarlo? Perché, benché quello di Maria sia un invito che quindi non ci forza in alcun modo, esso è tuttavia molto forte, accorato: come quello di una Madre che vede i suoi figli cercare la strada giusta e con forza dice loro “Per di qua, per di qua!”. Gli inviti che la Madonna ci rivolge sono sempre accorati perché vengono direttamente dal suo Cuore che batte per noi sempre con la più grande intensità. I suoi inviti non sbiadiscono con gli anni – ormai 30! -, né Lei si lascia prendere da alcun tipo di abitudinarietà!
Essere consci di tutto ciò è molto importante per poter mettere in pratica ciò a cui ci invita: aprire i cuori ed ascoltare la chiamata. Sappiamo bene, infatti, dalle nostre esperienze quotidiane che si può aprire il cuore solo a qualcuno che siamo certi che ci ama e come possiamo esserlo? Solo se vediamo che è fedelmente con noi, che la sua qualità di affetto – che si esprime in parole e gesti – non muta. Ecco, possiamo allora aprire con fiducia totale il cuore a Maria perché vediamo che Lei ci segue e ci invita sempre con lo stesso desiderio e la stessa sollecitudine verso di noi! Lei non si lascia vincere né scoraggiare dalle nostre stanchezze, il suo amore verso di noi è nuovo e fresco ogni giorno! … E il mio verso di Lei? Mi lascio scoraggiare o distogliere dal cammino o sono preso da sfiducia perché forse non vedo nessun risultato materiale, o persevero?
Aprire il cuore, il “nostro” cuore, significa anche non nascondere nulla, non trattenere nulla per noi di ciò che c’è dentro: gioie e dolori, lati belli e meno belli di noi, perché Lei possa prendere tutto nelle sue mani e indicarci in che situazione deve essere il nostro cuore per ascoltare la sua chiamata. Sì, perché l’ascolto in senso biblico non è cosa delle orecchie, ma è precisamente cosa del cuore! E’ un “piantare nel cuore” ciò che Lei ci dice perché possa crescere sotto la sua guida. Il cuore è quel terreno di cui ci parlava proprio ieri Gesù nel Vangelo: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra» (Mc 4). Dunque, aprire il cuore significa donarlo in pienezza a Lei affinché divenga terreno buono per il seme divino, per la chiamata che Lei ci porta da parte di Dio! Chiediamoci: le parole del Vangelo e quelle di Maria scendono nel mio cuore o rimangono nelle mie orecchie? Lascio che Lei porti avanti il lavoro di preparazione del mio cuore? Chiediamo a Lei che questo mese sia un mese di semina abbondante e fruttuosa in ognuno di noi e … arriverà anche il tempo dei frutti!

venerdì 6 gennaio 2012

LA FEDE DEI MAGI

1. Fede pronta.
Appena i Magi videro la stella ed intesero nel cuore la divina ispirazione, credettero e partirono. E pur avendo molte ragioni per rinunziare o differire il loro viaggio, non ammisero replica alla celeste chiamata. E tu quante ispirazioni a mutare vita, a cercare Gesù più da vicino hai avute, ed hai tuttora? Come vi corrispondi? Perché muovi tante difficoltà? Perché non ti avvii subito per il giusto cammino?

2. Fede viva.
I Magi, seguendo la stella, invece del re cercato, trovano un bambino sulla umile paglia, in povertà, in miseria, eppure credono che è Re e Dio, si prostrano e lo adorano; ogni circostanza diviene preziosa agli occhi della loro fede. Qual è la mia fede dinanzi a Gesù bambino che piange per me, dinanzi a Gesù in Sacramento, di fronte alle verità della nostra Religione?

3. Fede attiva.
Non bastò ai Magi di credere alla venuta del Re, ma si mossero a cercarlo; non bastò loro averlo adorato una volta, ma la tradizione ritiene che, divenuti apostoli, si fecero santi. Cosa ci vale essere cattolici, se non operiamo da cattolici? La fede senza le opere è morta, scrive san Giacomo (Gc. 2,26). Che giova esser buono qualche volta, se non si persevera?

Il dono più grande

In una classe, dopo le vacanze natalizie, il professore vuole saggiare il grado di conoscenza religiosa dei suoi alunni. Come è solito fare, pensa opportuno dare loro un tema da svolgere nel corso della settimana dopo la festa dell'Epifania: "I tre Re Magi hanno portato a Gesù tre doni: oro, incenso e mirra. Secondo voi, quale dei tre è il dono più prezioso? E perché?".

Dopo una settimana i temi sono consegnati e le risposte, come si poteva supporre, sono le più varie e disparate. Chi dice che la mirra è il dono più prezioso perché sottolinea come la sofferenza e la morte in croce di Gesù siano il segno più grande del suo amore per ogni uomo. Chi invece sostiene che il dono dell'incenso mette molto bene in risalto la funzione sacerdotale di Gesù, quale ponte tra cielo e terra che ha unito Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Altri studenti invece - la maggior parte - decisamente scelgono il dono dell'oro come segno di colui che, Re del cielo e della terra, è proprietario di tutte le ricchezze che sono state, sono e saranno.

Il professore, dopo essersi congratulato con gli alunni e per il tema svolto, e per la saggezza delle argomentazioni che hanno motivato le diverse scelte e le varie preferenze dei doni, non può però non constatare: "Devo rammaricarmi con lo studente ritenuto il più bravo, che ha consegnato il quaderno, senza scrivere una riga sul tema proposto. Perché?".

Roberto, stranamente sereno e sicuro di sé, si aspettava il rimprovero o almeno una richiesta di giustificazione, e risponde semplicemente che, a suo giudizio, nessuno dei tre doni è importante. "Secondo me, signor professore, il dono più grande che i tre Re Magi hanno fatto a Gesù è stato il loro prostrarsi per adorarlo. Mi pare - continuò il saggio studente - che Gesù abbia gradito dai Magi più l'offerta che hanno fatto di se stessi, che non quanto essi avevano in mano".
Hanno adorato Gesù. Adorare è annientarsi per amore. E' proprio il dono più grande: donare la vita per gli altri. Hanno visto in Gesù un Dio che si annienta per amore dell'uomo. E l'uomo, per rispondere a un Dio che gli si dona, non poteva rispondere meglio che con la propria adorazione, che è il suo sì di ogni momento al prossimo, dono che Gesù ritiene fatto a sé.
L'ammalato gradisce la medicina che l'infermiere o il medico gli porge, ma preferisce il sorriso e l'amore con cui gli viene somministrata. La preziosità del dono non si misura da quello che si dà o da quanto si dà, ma dal cuore con cui lo si dà. Il sorriso che accompagna il dono, vale più del dono stesso.
Nulla è piccolo di ciò che è dato per amore. Il mio, il tuo dono, piccolo o grande, vale quando coinvolge noi stessi.

Godere Dio

Sono morta, ma vivo.

Il 15 novembre 1856 Mamma Margherita moriva all'Ora­torio. Nell'agosto del 186o D. Bosco la vide in sogno vicino al san­tuario della Consolata. Il suo aspetto era bellissimo. « Voi qui? Non siete morta? ». - « Sono morta, ma vivo ». - « E siete felice? ».­- « Felicissima ». D. Bosco le chiese notizie di alcuni giovani morti: « Tutti salvi ». - « Fatemi conoscere che cosa godete in Paradiso ». - « Non posso fartelo intendere ». - « Almeno un saggio, qualche stilla ». Allora Mamma Marglierita divenne tutta risplendente: veste preziosa, aspetto maestoso, e dietro a lei un coro numeroso di angeli cantava. Margherita innalzò un canto d’amore a Dio che trasportava ed esaltava; il coro l'accompagnava con un'armonia di mille voci e mille gradazioni. D. Bosco rimase incantato e fuori di sè tanto che non seppe più che cosa chiedere ­alla madre. Terminato il canto, Mamma Margherita lo salutó: «Ti aspetto, perchè noi due dobbiamo rimanere sempre insieme ». (M. B. V, 567).

Santo Rosario: l’Arma potente

La Corona del Santo Rosario fa del più povero della terra, l’uomo spiritualmente più forte, più ricco di Grazia di Dio, felice, ricolmo di pace, amato da Maria e considerato suo figlio prediletto. Il Rosario ci fa ottenere il dono della sapienza, perché ci fa comprendere il senso della vita, ci dà lume soprannaturale per cercare Dio, solo Dio e stare sempre con Dio, così da allontanarci dalle vanità terrene e da ciò che dispiace a Gesù e a Maria.
Potenza del Santo Rosario, perchè ci rende sempre più umili, buoni, esperti del sapere divino, capaci di resistere al maligno e meritevoli del Paradiso.
Il Rosario è Arma potente, solamente se recitato con attenzione: più delle labbra deve parlare il cuore. Nella nostra mente non deve esserci altro che l’Ave Maria, si deve pensare a ciò che si dice con la bocca, perché una sola Ave Maria recitata bene, è più meritoria di 200 recitate male. Dice San Luigi, che “nessuna preghiera è più meritoria per l’anima e più gloriosa per Gesù e Maria quanto il Rosario ben recitato”.
Il Santo Rosario non è un’arma qualsiasi, perché anche l’arma più debole è un’arma, ma è l’ARMA POTENTE, immensamente più potente di tutte le potenze del mondo messe insieme, perché col Rosario abbiamo la Madre di Dio e, quindi, la SS. Trinità stessa dalla nostra parte. E chi è superiore in questo mondo di Colui che ha creato questo mondo, che lo alimenta con il suo soffio vitale e può farlo sparire quando vuole? Nessuno e nessuna cosa al mondo potrà mai vincerci o abbatterci, senza la permissione Divina.
Il Rosario è chiamato Arma potente, perché è strumento di difesa e strumento di offesa. Di difesa da tutti gli attacchi diabolici, da coloro che intenzionalmente cercano di arrecarci del male con le parole o con le opere. Di offesa a tutte le situazioni negative che incontriamo nella vita e che dobbiamo superare con l’amore, il perdono, il silenzio, la bontà e la comprensione.
Nelle apparizioni di Lourdes e di Fatima la Madonna ci ha invitato a recitare il Rosario come Arma potente contro il male, per portarci alla vera pace.
“Il Santo Rosario è un’Arma potente. Impiegala con fiducia e ti meraviglierai del risultato”, questo insegnava e scriveva una grande anima come San Josemaria Escrivà.
Anche Suor Lucia di Fatima ha detto questo: “Il Rosario è l’Arma più potente con cui possiamo difenderci in campo di battaglia”.
È molto famoso quanto avvenne nella battaglia di Lepanto, per arginare l’invasione musulmana. Giunti all’apice della loro potenza nel Mediterraneo, i maomettani minacciavano sul serio di invadere l’Europa cristiana. Il Papa San Pio V formò una lega, a cui presero parte le Repubbliche italiane di Venezia e di Genova; vi si unì la flotta della Spagna. Comandante in capo fu Don Giovanni d’Austria. Fin dal 17 settembre 1571 il Papa aveva ordinato a tutta la cristianità di chiedere aiuto dal Cielo, mediante la pia recita del Santo Rosario. Prima di partire all’attacco, a Lepanto i marinai cristiani recitarono anche loro devotamente il Rosario, mentre il Legato Pontificio dava loro la solenne Benedizione Apostolica. Per ben 3 ore i 65.000 uomini, i quali avevano ricevuto la Santa Comunione , continuarono a recitare il Rosario. La battaglia infuriò al tardi pomeriggio; i turchi furono sbaragliati e completamente sconfitti; e mai più si ripresero. Don Giovanni attribuì il grande trionfo della flotta cristiana alla potente intercessione della Regina del Rosario. Il Senato veneziano così ne scrisse agli altri Stati che formavano la lega: “Non furono i generali, né i battaglioni, né le armi che ci procurarono la strepitosa vittoria di Lepanto; ma fu nostra Signora del Santo Rosario”.
L’Arma potente del Rosario è utile a tutti, efficace a coloro che lo recitano con umiltà, Fede, perseveranza, grande attenzione, e soprattutto con amore.   
Certo è cosa molto difficile -specialmente per i principianti- non avere distrazioni, perché la fantasia o il diavolo portano a volte la mente altrove. Rivolgiamoci alla Madonna, non pensiamo di vincere le distrazioni da noi stessi -pur sforzandoci di non distrarci durante il Rosario e di impegnarci a diminuire le distrazioni-, ma con il suo aiuto, tutto sarà facile, specialmente se noi ci siamo consacrati al suo Cuore Immacolato.
Nel libro “Il segreto meraviglioso del Santo Rosario”, San Luigi Grignon da Monfort indica che non è sufficiente recitare le Ave Maria con la bocca, bisogna che sia principalmente il cuore a parlare, ad amare: “Per pregare bene non basta esporre le nostre domande con la più bella fra le preghiere qual è il Rosario: occorre anche una grande attenzione perché Dio ascolta la voce del cuore più che la voce della bocca. Mettiti alla presenza di Dio: pensa che Dio e la sua Santa Madre ti guardano, che l’Angelo Custode posto alla tua destra coglie le tue Ave Maria, se dette bene, come altrettante rose per farne una Corona a Gesù e a Maria”.
Anche se un principiante non capisce il valore del Rosario, è sempre bene recitarlo, perché piano piano prenderà comprensione di questa sublime preghiera. È la Madonna ad accendere l’amore verso il Santo Rosario.
Con il Rosario uno va dritto al cuore del Cristianesimo, recita la preghiera che impregna tutta la Rivelazione operata da Gesù. È questa preghiera a favorire la conversione, perché c’è la Madre di Dio che prega con te, prega per te, prega su di te.
È grande cosa recitare il Rosario in Grazia di Dio o quantomeno avere il proposito di uscire dallo stato mortale, perché senza la Grazia nell’anima, le preghiere e buone opere non sono meritevoli davanti a Dio. Non per questo, i peccatori non devono recitarlo, anzi, devono recitare molte Corone per ricevere molte Grazie. Più c’è purità nella persona, più il Rosario diventa l’Arma potente.
Dio ci vede sempre, Maria in Dio non toglie gli occhi dai suoi consacrati e non abbandona i peccatori, ma ricordiamo che specialmente durante la recita del Rosario, Maria è presente, perché lo recita con noi, e raccoglie quelle Rose che noi Le offriamo, per portarle davanti al Trono di Dio. Ogni Ave Maria, ogni Rosa che noi offriamo alla Madonna, Gesù la vede, la conosce, l’accetta perché è data alla sua Madre, che è Avvocata potente davanti a Dio e ci ottiene Misericordia, quando siamo invece meritevoli di castighi.

mercoledì 4 gennaio 2012

scintilla

Il testimone è colui che vive per primo il cammino che propone. Papa Benedetto XVI°